Ghost Car (Seconda parte)

   “In quel caso, sempre attraverso il satellite, bloccheremmo il congegno montato in quella auto. Non siamo sprovveduti, abbiamo pensato a tutto, anche a farlo off-line, quando il mezzo viene parcheggiato e nessuno ne sta facendo uso.”

   Adesso mi trovo fuori dall’officina, con le chiavi in mano, e osservo alcuni adesivi che hanno messo sugli sportelli e sul cofano. La scritta è nera e dice: Autovettura sperimentale dotata del dispositivo Ghost Car.

   Apro lo sportello con cautela e osservo il cruscotto. I meccanici mi hanno spiegato dove hanno montato il tasto di avvio del dispositivo. Mi affaccio all’interno con prudenza e lo vedo subito, proprio a sinistra dell’accendi sigari. Un pulsante rosso acceso spicca sul nero della plastica di cui sono fatti gli interni della macchina. In pratica un cazzotto nell’occhio.

   “Quando lo premerò, non succederà assolutamente nulla” mi sono detto a voce bassa, quindi sono salito in auto, chiudendo la portiera.

   Mi sono addentrato nel traffico di Roma, tornando verso casa. A ogni semaforo rosso, davo un’occhiata a quel bottone, ma avevo un po’ di paura a premerlo. Mi sono tornate in mente quelle regole del messaggio, quindi ho deciso di fermarmi a un benzinaio per preparare tutto l’occorrente.

   Ho montato sul paraurti la mia GOPRO nera, ho fissato una SONY HD sul pannello del portabagagli e ho bloccato sul cruscotto il cellulare, pronto a filmare.

   Male che vada, faccio qualche video al traffico di Roma, ho pensato. Quindi ho avviato le tre registrazioni e sono salito. Motore acceso e auto ferma. Schiaccio il pulsante rosso e mi sento emozionato.

   Avverto delle strane vibrazioni e vedo alcune persone che si fermano a guardare, qualcuno prende in mano il telefono. Ho i finestrini alzati e non riesco a sentire quello che si dicono.

   Sul display dell’autoradio appare una scritta che non avevo mai visto: Attendere prego. Dispositivo in attivazione. La scritta scorreva da sinistra verso destra. Procedere con prudenza. Buon viaggio da Ghost Car Solution.

   Metto la prima e tolgo la frizione. Intanto, sul piazzale del benzinaio, si è radunata una piccola folla di curiosi che osserva la mia macchina. Che diavolo ha che non va?

   Mentre mi immetto sulla strada, vedo un riflesso strano sulle vetrine di un bar e non mi accorgo della fila di auto davanti a me. Non avviene nessun urto. Con stupore, passo attraverso la prima macchina e sento un leggero formicolio a braccia e gambe. Per un attimo mi è sembrato di sentire delle voci, forse di quelli che ho appena attraversato.

   In pochi minuti ho raggiunto il semaforo, passando dentro a una decina di macchine ferme. Alcuni suonavano, qualcuno aveva aperto lo sportello ed era sceso, incredulo.

   A dire la verità, non riuscivo a crederci nemmeno io.

   Ho proseguito a viaggiare sulla corsia di destra, senza frenare, mentre mi avvicinavo all’ennesima auto e la superavo passandoci attraverso. Stavo guidando un’auto fantasma.

   Sul display ora appare un’altra scritta: Prestare attenzione, mancano due minuti al termine del funzionamento assicurato del congegno. Esaurito il tempo, fermare il veicolo e premere di nuovo il tasto per disattivarlo. Grazie per la vostra fiducia.

   Decido di fermarmi, così accosto e metto le quattro frecce. Premo il bottone e quelle strane vibrazioni cessano immediatamente.

   Qualcuno si ferma dietro e mi lampeggia. Io lo ignoro e cerco di ripartire appena il traffico me lo consente.

   Ora sono a casa e con me ho tutte le videocamere che ho usato poco fa. Sono curioso di vedere ogni singolo fotogramma, così riverso le memorie su PC. Ho trenta minuti di video da esaminare.

   L’auto è parcheggiata in garage e non corre rischi.

   Controllo i filmati e non riesco a credere ai miei occhi. La videocamera montata sul paraurti anteriore ha ripreso ogni istante in cui la macchina passava dentro le altre, senza causare il minimo danno. Adesso mi sento elettrizzato per questa inedita esperienza.     

Ghost Car (prima parte)

Siete stanchi di passare ore e ore in mezzo al traffico cittadino?

Siete in ritardo a un importante appuntamento di lavoro, oppure con la vostra dolce metà?

Avete difficoltà a parcheggiare la vostra auto?

Affidatevi al nuovo brevetto della Ghost Car Solution, e non patirete più le interminabili code cittadine.

Stiamo sviluppando un avveniristico congegno che eviterà incidenti mortali, o con feriti, o semplici fastidiosi sinistri. E tutto questo con un semplice click dall’abitacolo della vostra auto.

   Pochi giorni fa mi era arrivato un SMS particolare, strano, non quei messaggi sgradevolissimi dichiaratamente SPAM. Il testo diceva:

Vuoi diventare collaudatore per il futuro dei mezzi di trasporto? Vuoi testare in prima persona l’assoluta novità che rivoluzionerà il traffico in tutto il mondo? Tu ci metterai la tua auto, noi il nostro congegno appena brevettato. A patto che, quando testerai la Ghost Car, ti munirai di telecamere esterne e interne, per registrare in diretta ciò che avverrà intorno a te. Sarà un’esperienza che ti toglierà il respiro. Ah, la durata massima del funzionamento garantito, per ora, è di dieci minuti assicurati.

Ci sono alcune regole da seguire:

1) Prima di avviare il congegno, ricordati di fermare l’auto. È tassativamente obbligatorio per assicurarsi che il meccanismo di trasformazione non crei danni a terzi.

2) Quando riterrai opportuno usare il dispositivo, ricorda di non invadere la corsia opposta: tu conosci le funzionalità del prodotto, gli altri no. Potresti provocare incidenti, oppure panico fra gli automobilisti. La sicurezza stradale va sempre rispettata.

3) Allaccia sempre le cinture di sicurezza e non usare il telefono mentre sei alla guida.

4) Se hai bevuto alcolici, non metterti alla guida, anche se hai a disposizione il nostro dispositivo.

5) Non oltrepassare i limiti di velocità, guida responsabilmente e rispetta il codice della strada attualmente in vigore.

Rispondi con un SI a questo messaggio e ti ricontatteremo per fissare l’appuntamento.

   Beh, dopo aver letto questo invito, sono rimasto incuriosito. Prima di accettare, avevo fatto qualche ricerca in rete, per capire se fosse stata una sorta di truffa. Sembrava di no. Hanno anche un sito. Quindi gli ho inviato il mio SI. Pochi minuti dopo ho ricevuto una telefonata e mi hanno fissato l’appuntamento.

   Mi sono recato in auto nella loro officina. Mi hanno chiesto di lasciarla per almeno un’ora, mentre mi avrebbero illustrato cosa avrei dovuto fare.

   La segretaria, molto cordiale, mi ha fatto firmare alcuni fogli: si trattava di una modifica sperimentale all’auto e che, in caso fosse successo qualcosa, la responsabilità sarebbe ricaduta sul sottoscritto. In cambio mi avrebbero lasciato il congegno e, con l’esperienza, avrei imparato a gestirlo nel migliore dei modi.

   “Quando premerò quel pulsante, cosa succederà effettivamente?” le ho chiesto. Assolutamente niente. Mi sono risposto.

   Io ero seduto sulla sedia, i fogli sparsi sulla scrivania con la mia firma ben leggibile. Lei mi ha sorriso rispondendo: “In parole povere, la sua macchina diventerà un fantasma, uno spettro, mi creda.”

   Si lallero, mi sono detto.

   Poi aggiunse: “Il suo dispositivo è collegato a un nostro satellite, che controllerà quello che succede. In caso di problematiche, l’avviseremo tempestivamente.”

   Annuisco in silenzio, però una domanda mi esce per pura curiosità: “Ammettiamo che sia tutto vero, non avete pensato all’uso che ne potrebbe fare qualche malintenzionato?”

   “Una banda di rapinatori in fuga intende?”

   “Già, proprio loro.”

Il mondo perfetto [Seconda Parte]

Una settimana dopo, all’esterno di Andromeda.

Ramon rimase fermo, decidendo di abbassare la sua arma ML47 per non indispettire quelle quattro figure. Sapeva che lo avevano visto e aveva capito che lo stavano solo osservando, al momento non sembravano ostili.

Fu sconcertato vedendole avvicinarsi oltrepassando il canneto, non immaginava che simili creature potessero sopravvivere nel mondo esterno. I dettagli erano…

Alzò il braccio sinistro ed aprì una tastiera ergonomica applicata al polso, lo schermo da pochi pollici si accese e il cursore lampeggiò in attesa di un input. Nella Banca Dati del computer principale esisteva una mole infinita di dati, immagini, files: a lui non rimaneva che cercare per capire cosa fossero.

Non ti faremo del male!

Una voce entrò di prepotenza nella sua mente, anche se non era molto ricettivo in quel momento. Gli sembrò femminile e tranquillizzante. Con l’altra mano digitò: Entità Biologiche e la ricerca cominciò scandagliando files e immagini.

“Chi siete?”, la voce gli era uscita nitida e forte, nonostante portasse la maschera facciale completa, due filtri gli permettevano di respirare aria pulita per circa otto ore.

Ci hanno sempre chiamati i Grigi e noi ci siamo adattati a questo nome.

Un’immagine comparve classificando quella razza come Entità Biologiche denominate Grigi Alsaziani. Ramon osservò gli occhi neri di forma ovale, il naso piccolo e la pelle che si avvicinava al grigio chiaro. Indossavano tute blu aderenti, che rendevano la corporatura piccola e appariscente. Le mani di quegli esseri erano composte da sei dita lunghe ed esili. La testa calva era porosa e più grande rispetto al corpo, ma l’espressione dei visi era buona e trasmetteva dolcezza. La piccola bocca con labbra esili quasi non si notava, anche perché non la usavano per comunicare con lui.

Ai piedi, anch’essi muniti di sei dita, non portavano nulla. A Ramon apparvero troppo lunghi per la corporatura che avevano, non riusciva neanche a distinguere il sesso delle quattro figure, essendo molto simili fra loro.

Non andare verso la città, ma tieniti a debita distanza.

Quella frase fu l’ultima che sentì penetrare nella sua mente, che giungeva senza alcun preavviso. Vide le quattro creature rientrare nel canneto, sentendo appena i passi nella fanghiglia della palude. Rimase alcuni minuti in ascolto, mentre, nella sua testa confusa, un turbinio di domande si facevano strada, domande a cui non era sicuro di poter dare delle risposte.

Ramon avviò la funzionalità Termo Immagine, controllando che nelle vicinanze non vi fossero altre sorprese. Il visore notturno controllava ogni centimetro della sua visuale, se la temperatura fosse mutata, un suono acuto lo avrebbe avvisato e, una scala di colori accesi, gli avrebbe mostrato la fonte.

S’incamminò imbracciando l’arma che gli aveva sempre dato sicurezza.

Era un paesaggio strano quello che stava attraversando, una foschia spettrale stava salendo dalla superficie della terra, lentamente, sospinta da una leggera brezza. La scarsa luce notturna la rendeva quasi iridescente. Ramon non udiva alcun suono, a parte i suoi passi su ciò che, una volta, poteva essere catalogato come un bosco in rovina.

Gli alberi, in quella zona, sembravano morti. I rami spogli si levavano al cielo come tante braccia che cercavano di attirare l’attenzione. L’oscurità avvolgeva il mondo esterno con il suo mantello privo di colori e luci.

Il computer al polso dell’uomo emise dei segnali acuti, che richiamarono l’attenzione di Ramon: l’attrezzatura di rilevamento segnalava una nuova fonte di luce. Essa proveniva da Nord-Est. Una bussola elettronica gli indicò dove girarsi.

Il visore di Termo Immagine lampeggiò, un mirino elettronico analizzò ciò che aveva davanti, inquadrando e rendendo l’immagine alla portata del soldato.

Ramon rimase fermo, un po’ era spaventato, ma la curiosità ebbe il sopravvento su quello strano spettacolo: uno spicchio luminoso stava nascendo dalla terra, sul display lampeggiava una sola parola: Moon.

Il candore dell’astro fu subito aggressivo perché lui non aveva mai visto una luce del genere. Era viva, e sembrava pulsare di vita propria rifrangendosi su tutto ciò che lo circondava; avanzava all’orizzonte, che non aveva più ostacoli come un tempo.

“Nasconditi!”

Ramon rimase fermo, ma il sangue gli si era gelato in un istante. Fece un lungo respiro e attivò il suo ML 47: un lungo suono lo aveva avvisato che il mirino laser era operativo.

La sua mente aveva memorizzato tutto intorno a sé, persino possibili posti in cui potevano nascondersi delle minacce. Sapeva dove si trovava chi o cosa aveva pronunciato quella parola.

“Stanno per arrivare gli Slorm!”

Il mondo perfetto [Prima parte]

Un uomo dai capelli bianchi stava attraversando il quartiere Scientifico di Andromeda, la città sotterranea. Erano anni che studiava un modo per ripulire la terra, o ciò che ne era rimasto, per sperare, un giorno, di tornare ad abitarla. Quanto gli mancava, nessuno era in grado di dirlo.

Tutto era cambiato da quando era stata fondata Andromeda, persino il modo di muoversi da una via all’altra, attraverso mezzi all’avanguardia.

L’uomo scese dall’auto, una macchina dall’aspetto aerodinamico con sportelli ad ali di gabbiano. Pochi istanti e si richiuse emettendo uno sbuffo: le luci si spegnevano a comando vocale, grazie ad una sofisticata centralina.

Il dottor Maximilian Droe si era fermato sotto l’ampio ingresso del palazzo, una grande tettoia che proteggeva l’entrata dell’edificio. Prima di spingersi oltre, si era fermato a osservare le grandi scritte dell’azienda: P. O. A. (Program Ologram Active).

Sorrise, perché si trattava di una copertura per quello che stavano tentando di creare.

Si aggiustò l’abito, come sempre aveva fatto, e proseguì verso la vetrata. Alcuni robot si muovevano all’interno dell’edificio, il rumore dei cingoli quasi non si sentiva dall’esterno. Erano esseri piccoli, a cui non ci si faceva caso, ma possedevano armi micidiali se attaccavano gli intrusi.

Era tutto cambiato nel giro di cinquanta anni, le società scientifiche avevano investito milioni di dollari per fondare la città più complessa che il genere umano avesse mai visto e che avesse mai abitato.

Il robot 451 girò all’improvviso convergendo verso l’ingresso, i suoi sensori avevano captato qualcosa nelle vicinanze. Un puntatore laser aveva agganciato una possibile minaccia, così lo teneva sotto tiro. Un congegno di lettura, nel frattempo, stava misurando dei valori, il tutto in pochi istanti, in un battito di ciglia. La risposta giunse al robot, l’ordine era di non fare fuoco.

Il dottor Droe non era a conoscenza di quello che era appena successo, si stava solo avvicinando al lettore posto di fianco all’ingresso. Era tutto nella norma, dopo che un lettore ottico gli aveva controllato l’iride e l’impronta vocale.

“Benvenuto, dottor Droe.” aveva detto una voce femminile. La porta a cristalli si era aperta di lato, lasciandolo entrare.

Maximilian osservò in silenzio l’ambiente, quella grande stanza che una volta accoglieva l’ufficio pass e relazioni con il pubblico: c’era solo un bancone bianco, persino i computer si erano portati via. Era tutto cambiato, ora. Le macchine, nel tempo, avevano preso il posto dell’uomo. Sofisticati microchip erano migliori del cervello di un essere umano, erano più affidabili e non si ammalavano. Che tristezza, pensò. Gli mancava il contatto umano.

Scacciò quei tristi ricordi e si avviò per prendere l’ascensore. Un centinaio di led controllavano i suoi movimenti, quelli di qualsiasi essere avesse varcato quella porta.

Un altro lettore ottico era stato installato di fianco all’ascensore, che fece esattamente il suo dovere, mentre, alle sue spalle, i robot della sorveglianza controllavano il perimetro dello stabile. Erano silenziose, quelle macchine, silenziose e non commettevano mai errori.

“Portami al quarantacinque!” disse il dottore appena era entrato, “Come desidera, signore.” rispose la stessa voce dell’ingresso.

“Ha passato una felice notte?” L’uomo si era innervosito, erano anni che gli veniva fatta la stessa domanda, ogni volta che riprendeva a lavorare. Ma, d’altronde, non erano altro che programmi, facevano solo quello che gli veniva chiesto, niente più e niente meno.

Non appena entrò nel suo studio, il dottor Droe, si era lasciato tutto alle spalle, persino quanto gli desse fastidio il contatto con le macchine. “Le fredde creature dell’uomo”, così le aveva sempre definite.

“Buon giorno, dottore” disse Stan Conbar. Era seduto davanti alla sua postazione e gli era bastato udire i soliti rumori che faceva per riconoscerlo, non appena si era tolto la vecchia giacca a doppio petto e aveva poggiato l’antiquata valigetta di cui non si separava mai. Il dottore non era altro che un anziano abitudinario.

Stan si era voltato per lanciargli un sorriso, uno strano sorriso, dicendogli: “Venga a vedere con i suoi occhi!” Poi si era accorto che anche il dottore non stava più nella pelle e che aveva capito dal suo sguardo, dalla soddisfazione per alcuni risultati inaspettati.

“In queste ultime dieci ore siamo progrediti su tutti i fronti, ci daranno altri stanziamenti, ne sono convinto!”

Max si era quasi tuffato al suo fianco, osservando i cinque monitor fissati alla grande scrivania. Leggeva i dati a mente, i suoi occhi scorrevano su tutto ciò che c’era scritto nella finestra di progressione.

“I Naniz sono una realtà!” disse con tono di trionfo.

“Non ci speravo proprio.” ribatté Max spostando lo sguardo sul Primo Assistente, “E li abbiamo già creati?” chiese. Tornò a leggere gli schermi, mentre Stan gli spiegava le modalità di sfruttamento.

“Non è tutto!” disse sorridendogli: “Abbiamo ultimato gli Ologrammi, entro questa notte dovrebbero diventare attivi.” Stan si era appoggiato di peso allo schienale della sedia, incrociando le braccia sul petto, aspettando altri complimenti dal dottore. Ma questi non giunsero: Maximilian si aspettava altre sorprese, la classica ciliegina sulla torta.

“Tutto qui?” chiese Droe, il suo volto era mutato in delusione perché aveva altre aspettative sulle ultime ore.

“No! Non è tutto qui.” Stan Conbar aprì una cartella elettronica e prese una penna ottica che diresse sull’apice destro del foglio elettronico. Digitò un codice segreto che conoscevano in pochi e, sui cinque schermi al plasma, comparve una scritta lampeggiante:

Progetto Eclissi Totale

Program starting

Dal computer lampeggiarono cinque led rossi e alcuni processori lavorarono ad un codice criptato, infine comparve una data, un giorno, un mese e un anno.

“E’ fra una settimana!” gridò Maximilian Droe, alcune lacrime gli rigarono le guance, ma a lui non importava perché il sogno di una vita si stava per realizzare. Quante ore, o giorni, o mesi ci aveva lavorato? Non lo sapeva quantificare, ma presto la terra sarebbe stata purificata e l’uomo sarebbe potuto tornare a vivere in superficie.

“Grazie!” gli aveva urlato mentre si lanciava in una sorta di abbraccio, “Grazie per aver creduto in questo progetto!”

Cosa leggere di Stephen King [Prima parte]

Questo argomento, cosa leggere di Stephen King, mi è venuto in mente oggi, dopo aver letto il post di una lettrice che aveva dimestichezza con pochi romanzi scritti da questo favoloso autore.

Il re del brivido ha pubblicato decine e decine di storie: raccolte di racconti e romanzi. Per me ha toccato molti generi differenti fra loro, ecco perché può avere una moltitudine di nuovi lettori.

La foto principale indica una piccola lista di libri che potrebbe leggere un potenziale nuovo lettore. King ha scritto molti romanzi che potrebbero anche risultare ostici, ecco perché ne ho scelti pochi.

Iniziamo con il primo.

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The body

Quarta di copertina:

Alla fine dell’estate, Gordie e i suoi tre migliori amici, spinti dalla voglia di avventura, vanno alla ricerca del cadavere di un loro coetaneo scomparso. Motivati dal desiderio – ognuno per una ragione diversa – di riscattarsi e diventare degli eroi, si mettono in cammino lungo i binari della ferrovia. Dovranno superare momenti di fatica, paura e mille ostacoli, fra cui anche quello di doversi scontrare con i bulli, e scopriranno che i mostri non si nascondono dentro gli armadi, ma nel cuore delle persone.

Questa storia non è inedita, ma è stata pubblicata nella raccolta Stagioni diverse. In questo caso per me è una lettura inedita e molto gratificante.

La narrazione è in prima persona e il punto di vista è di Gordon Lachance, uno dei ragazzini protagonisti di questa lunga e grande avventura. Un po’ mi ha ricordato l’impianto narrativo del romanzo It, forse proprio per come King ha scelto di raccontarci questa avventura.

La lettura è fluida e intrigante. Diviso in molti capitoli, mi ha spinto a leggere avidamente fino all’ultima pagina.

Di solito non mi sono mai soffermato su frasi o paragrafi durante le mie letture. Con questo libro ho fatto un’eccezione.

[…]“É proprio un bel momento” disse semplicemente Vern, e non intendeva dire solo il fatto di essere in un posto proibito, o di aver imbrogliato i nostri, o di andare a fare questa escursione lungo la ferrovia fin dentro Harlow; si riferiva sì a queste cose, ma ora mi pare che ci fosse dell’altro, e che tutti noi lo sapevamo. Tutto era lì e attorno a noi.
Sapevamo esattamente chi eravamo ed esattamente dove stavamo andando. Era magnifico.
[…]

King ci parla di molti argomenti: Amicizia, quella che a dodici anni vivi con spensieratezza e in cui credi con tutto te stesso. Crescita, anche se a quell’età non ti accorgi che già lo stai facendo. Fedeltà a un codice morale. Oppure l’eccitazione per un’avventura che potrebbe anche costarti la vita.

Inoltre c’è il viaggio indimenticabile verso una meta, la prospettiva di poter diventare quattro piccoli eroi. A dodici anni chi non ha fantasticato con la mente?

Veramente un bel libro.

Il ponte

Il ponte innevato

Anno 2065 – la terra era immersa in una nuova era glaciale.

Nick avanzava tra la neve che gli arrivava fino alle ginocchia. Il vento gelido non gli permetteva di sentire bene ma sapeva che si stava avvicinando. Si abbassò di più il cappello di lana sulla testa e udì una voce.

“Nick! Ancora dieci metri e potrai camminare più velocemente!”.

Udì quasi tutte le parole urlate da Maya: “Che cosa?”.

“Ci sei quasi!”.

Nick avanzò di un paio di passi, poi urtò contro un gradino che quasi lo fece cadere. A destra intravide una struttura in ferro, un telaio di un ponte lungo un centinaio di metri. Alzò la testa e non vide la fine dell’armatura che ne rimaneva. Una sorta di tetto proteggeva il ponte dalle intemperie, almeno una parte di essa. Salì il gradino aggrappandosi al corrimano e avanzò.

“Segui le mie impronte!” gli suggerì la donna.

Nick fece lo stesso sentiero di Maya cercando di non guardare in basso. La bufera, adesso, sembrava essersi placata. Era giunto oltre la metà, quando una parte del camminamento si staccò cadendo giù. Nick si aggrappò al corrimano urlando e imprecando: soffriva di vertigini. I suoi piedi scalciavano nel vuoto.

Maya corse verso di lui e una decina di metri li separavano. “Resisti! Ti tirerò una corda!” gli gridò.

Nick iniziava a non sentire più le mani, i guanti cominciavano a perdere la presa e si girò verso Maya come a darle l’ultimo saluto.

Lei capì quello che stava per fare: “No! Non ti lasciare andare amore!”.

“Non ce la faccio. E tu non riuscirai a tirarmi su!”.

Maya cercò di non piangere, di trattenere le lacrime, poi decise di dirgli tutto: “Non puoi abbandonare me e tuo figlio!”.

Un figlio?” chiese per conferma. Nick richiamò a sé tutte le forze che gli rimanevano, alzò l’altra mano e la strinse in cima al corrimano mentre con gli scarponi trovò un punto d’appoggio. Arrivò in cima stremato, nuvole di vapore gli uscivano dalla bocca.

Maya lo aiutò ad alzarsi afferrandogli il braccio: “Fra pochi mesi saremo in tre!” gli disse baciandolo sulla bocca.

Si abbracciarono senza dirsi nulla, poi un rumore sospetto li pietrificò.

Una parte di asfalto si sgretolò a causa del peso e Nick vide Maya precipitare nel buco, le braccia in alto come a cercare un appiglio.

Nick rimase immobile per la sorpresa, davanti ai suoi occhi apparve la scritta Game Over e si tolse dalla testa il congegno che aveva acquistato da poco: L’Oculus Rift. Il nuovo game a tre dimensioni lo aveva lasciato senza parole.

Primaveranimata

Any manAngeli Diavoli e Zombie

E’ primavera, siamo in aprile, e volevo darvi una bella notizia: i miei due libri, per chi ancora non li avesse letti, sono in promozione fino alla fine del mese. Lettere Animate Editore, attraverso #Primaveranimata, abbassa i costi degli e-book a 0,99 centesimi.

Primaveranimata

Buone letture a tutti!

 

Ultime letture di gennaio

Iliade Z

Ed eccoci qui a scrivere un altro post: il primo di quest’anno. Al momento non sto scrivendo molto ma presto ricomincerò a farlo: ho un romanzo da terminare e un po’ di lettori che lo aspettano da molto molto tempo. E anche io sono impaziente di leggerne la fine.

Oggi vi parlerò di un paio di libri. Uno di questi l’ho appena terminato di leggere in formato digitale e lo potrete acquistare anche in formato cartaceo…

http://www.amazon.it/Iliade-Z-Igor-Zanchelli-ebook/dp/B018HF471C/ref=pd_sim_351_3?ie=UTF8&dpID=41jFQE96RcL&dpSrc=sims&preST=_UX300_PJku-sticker-v3%2CTopRight%2C0%2C-44_AC_UL160_SR114%2C160_&refRID=1T4Z2EHC4E172BA8CKEE

 

Eccovi la sinossi.

L’assedio della città più famosa della letteratura è avvenuto in tempi oramai remoti. Ma chi dice che non possa accadere nuovamente, magari in un futuro appena dietro l’angolo? Iliade Z è proprio questo: una nuova Troia, una nuova guerra. Due schieramenti opposti in un futuro post-apocalittico infestato dai morti viventi. In Italia, un domani oramai non distante, il mondo sarà molto diverso da come lo conosciamo. La civiltà sarà caduta ed una delle piaghe più temute dall’uomo moderno, quella degli zombie, infesterà la Terra e ne decimerà la popolazione. Un nuovo Omero si appresta a raccontarci una storia di eroi, folli ed astuti strateghi, dove Achille significa forza bruta ed Ulisse astuzia, Agamennone complotti e Briseide amore. Paride scatenerà una guerra per Elena e Menelao, feroce, lo inseguirà con un intero esercito per scontrarsi contro le mura della città di Priamo, guardianata dal temibile Ettore. La storia si ripete. La guerra torna, inesorabile, e la morte cammina per le strade. Affamata.

Il libro Iliade Z è una storia scritta a più mani, da gente che scrive per passione da molto tempo. E’ stato un esperimento studiato e maturato nel tempo: personalmente mi ha fatto passare due pomeriggi piacevoli, incollato al mio lettore e-book. Sette autori che impersonano altrettanti personaggi. Scritto in prima persona, con diversi stili differenti, sono riusciti a costruire una trama che ricalca quella dell’omonimo libro, traslandola in un futuro dominato dalla morte che cammina sulla terra. Lo consiglio a tutti gli appassionati di horror e anche a chi volesse leggere una storia scritta bene, intrigante, e mai banale.

SAMSUNG

E adesso veniamo ad un altro argomento, sempre legato alla lettura e sempre sul genere horror. Con piacevole sorpresa, in una Feltrinelli della capitale, mi sono imbattuto in un libro che pensavo di ordinare. Mi riferisco a Apocalisse anno 10, scritto da Nicola Furia e di cui ho letto il primo libro: Diario di guerra contro gli zombie. Quest’ultimo l’ho letto anni fa e l’ho apprezzato molto, soprattutto per come l’autore l’aveva impostato, anche per i personaggi e l’insolita location: Rieti.

Tornando al piacevole ritrovamento, sono felice di averlo acquistato in una libreria e di averlo visto tra altri libri editi dalle più grandi case editrici. Adesso è in coda di lettura ma presto sarà il suo turno.

Per ora è tutto. Buona lettura!

 

Angeli, Diavoli e Zombie

Angeli Diavoli e Zombie

Angeli, Diavoli e Zombie” è uscito ufficialmente, proprio oggi. Sono contento di presentarvelo su questo blog e mi scuso per la mia lunga assenza ma, per chi volesse, c’è sempre qualche storia da leggere. Ringrazio anche la casa editrice Lettere Animate per continuare a credere nei miei progetti.

 

http://www.amazon.it/Angeli-Diavoli-Zombie-Francesco-Zappulla-ebook/dp/B01A07W4P6/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1451580444&sr=1-1&keywords=angeli%2C+diavoli

 

Spero che le storie vi piacciano, grazie per la pazienza e a chi mi segue leggendo questo blog.

Buon 2016 a tutti coloro che passeranno di qui.

Ecco la sinossi del mio nuovo libro…

“Angeli, Diavoli e Zombie” è una raccolta di 13 racconti horror, fantasy e fantascienza. Alcuni di questi sono collegati fra loro, anche se si possono leggere separatamente.
La guerra fra il bene e il male convive da sempre con l’essere umano. Angeli e Diavoli si scontreranno sulla terra, fino all’avvento dell’Apocalisse.
Un virus infetta alcune persone in un magazzino. Una fialetta viene rotta all’interno di un’università, a Roma. Nel 2015 la capitale italiana viene sigillata – e messa in Quarantena – a causa di un virus che contagia la gente. Tre racconti collegati fra loro trasporteranno il lettore attraverso l’orrore. Alcuni Team militari tenteranno di proteggere i cittadini dalla pandemia.
Quando il sole calava, e il buio aveva il sopravvento sulla luce, l’uomo non era più il dominatore della terra, ma solo una preda qualunque. Vivevano così da mesi, da quando questo stato di cose era cambiato. L’oscurità, adesso, era una minaccia per tutti, ecco perché erano state create Zone Sicure per passare ancora una notte vivi.

Ultime novità

Angelo e Diavolo

Salve a tutti! Il blog non è morto, anche se è fermo da qualche mese. L’ultimo post spero vi sia piaciuto, quello sul Zombie Survival Camp. In questo periodo non ho molto da aggiungere, nemmeno qualche raccontino inedito, per il momento. Però ho voglia di aggiornarvi, anche per quei pochi lettori che passano qui.

Nel 2007 aprii il mio canale su Youtube e, nel tempo, ho iniziato a fare video e a pubblicarli. Beh, il video sul Zombie Survival Camp ha battuto tutti i record di quelli precedenti (quasi 1000 visualizzazioni!). Quindi, il tempo libero che non lo passavo a scrivere, l’ho usato per girarne di nuovi.

Ecco il nuovo trailer del canale!

Intanto Any man – Uomini semplici in storie fantastiche continua ad essere letto. Presto uscirà la versione cartacea, in attesa del mio prossimo libro: Angeli, Diavoli e Zombie.

Per adesso vi saluto. Presto tornerò a scrivere diversi post al mese.