Un piccolo odio – cosa ne penso

Joe Abercrombie è un autore che non conoscevo, fino a qualche mese fa. Un giorno, in libreria, ho visto la copertina di Un piccolo odio e non ho potuto fare a meno di leggere la quarta di copertina. Di cosa parla questo romanzo?

Trama:

Savine dan Glokta è la figlia dell’uomo più odiato del regno, l’Arcilettore, a sua volta pronta a diventare la serpe più velenosa degli affari e delle industrie, se questo le garantirà un primato in un mondo in cui sembrano comandare solo gli uomini. Leo dan Brock, il Giovane Leone, attende di essere nominato Lord Governatore per respingere le aggressioni di Crepuscolo il Possente e dei suoi uomini del Nord, ma imparerà che le leggende degli eroi nascondono molte zone oscure, fatte di tradimenti e compromessi. Vick si è unita agli Spezzatori che intendono difendere i lavoratori dalle misure rapaci dei padroni, ma nasconde una decisione presa anni fa, nei gelidi campi di prigionia. Grosso è un veterano di guerra che vorrebbe dimenticare gli orrori degli assedi e la forza micidiale che si annida nelle sue mani tatuate, ma passato e violenza non sono mai troppo lontani. Il vecchio Trifoglio vorrebbe solo starsene seduto a insegnare un po’ di arte della spada, ma sarà costretto ad accompagnare e consigliare un manipolo di giovani che lo irridono, e non conoscono la belva che è stato e può ancora essere. Il Principe Coronato Orso deve decidere se sprofondare definitivamente sotto le droghe, le cortigiane e il vino, oppure se mettere la sua intelligenza a servizio d’un sogno più grande, per sé e tutto il reame. I loro cammini si incroceranno e affronteranno una nuova età di tecnologia, potere economico, barbarie e follia, insurrezioni popolari e congiure di palazzo, duelli brutali nel Cerchio di scudi e il ritorno della magia. Sì, perché, se antichi stregoni decidono di allearsi con banchieri e ingegneri, al Nord invece la giovane Rikke scopre di possedere un dono invidiato e maledetto, la Vista Profonda, la capacità di vedere le ombre del passato e gli spettri del futuro. E come deciderà di impiegarla determinerà il destino di tutti.

Va detto che questo libro è il primo di una nuova trilogia: L’età della follia, Abercrombie ne aveva già scritta una – La prima legge – che non ho ancora letto.

Se avete amato ciò che ha scritto Martin, credo che anche queste storie possano fare al caso vostro. Il mio primo approccio con questo autore è stato ottimo e leggerò sicuramente il seguito, già pubblicato da qualche mese.

Lo stile di Abercrombie è un pugno nello stomaco, in senso buono, eh. Semplice, diretto, essenziale e brutale. I personaggi, come scritto nella quarta di copertina, sono parecchi e s’intrecciano in questo mondo Epic – Fantasy costruito in maniera accattivante. Certo, l’autore aveva un world – building già pronto e rodato grazie alla prima trilogia, ma non è scontato che un seguito possa piacere quanto i primi libri.

I capitoli sono molti e, spesso, anche brevi, ecco perché i punti di vista s’intersecano spesso. Questo è un altro pregio del romanzo. I personaggi, inoltre, sono molto sfaccettati e mai banali. Rikke è una dei miei preferiti.

I dialoghi li ho trovati perfettamente plausibili, quanto i luoghi descritti nella narrazione. Anche se non ho letto i fatti antecedenti, lo scrittore è riuscito a farmi entrare in queste pagine senza annoiarmi. Lettura consigliata.